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Il Mattino color sogno di ittorio Catani
A Mara
Appena sveglio, Fosco
temette che la giornata avrebbe avuto un sapore di ozono
domestico e circuiti surriscaldati. Andò in bagno e vide che sul
profilo frastagliato dei palazzi il cielo smorto si intrufolava a
fatica tra antenne come pettini giganti e coppe paraboliche,
scendendo nei vapori della città fino ad attraversare
timidamente la sua vetrata anti-ultravioletti. Il sole doveva
essere su, da qualche parte oltre il materasso di nuvolaglia
sporca. Completò in fretta la doccia e andò in cucina, accese
la luce e sedette a tavola.
"Babbo", disse
Chiara affacciandosi sorridente "allora, stamattina mi
porti? Andiamo a vedere?"
Lui prese un toast di soia e
cominciò a spalmarlo con maionese di plancton. "Certo,
piccola" le rispose. "Te lho promesso. Ma ora fai
colazione."
"Devo correre al
Consiglio di Quartiere" esclamò Blanca sedendo anche lei.
"Ho paura che resterò fuori oltre lora di
pranzo."
"Non
preoccuparti", disse Fosco. "Anche noi due non sappiamo
quanto ci tratterremo, eppoi siamo capaci di sbrigarcela da soli,
vero, bambina?"
"Buongiorno!"
sintromise una voce allegra dallo schermo murale
autoattivante. "E lora del vostro Tg-Universo, e
stamattina abbiamo un contatto nientemeno con il capitano Gordon
Reynolds, comandante della base marziana Lowell City!"
Emerse limmagine di uno sfondo pietroso e desertico, con un
lontanissimo profilo di montagne aguzze. Un uomo in scafandro
avanzava goffamente verso la videocamera.
"Cosè che non va
nel televisore?" disse Blanca. "Vedo solo o bianco o
nero. E saltata tutta la scala dei grigi."
"Sicuro?" disse
Fosco. "Mi pare che su Marte luci e ombre siano sempre nette
così, per la mancanza di atmosfera. E tutto ok."
"Sbagli, papà"
protestò la bambina. "Quella che dici tu è la Luna."
"Mancano i grigi"
rincarò Blanca. "Mai qualcosa che funzioni, qui."
"Hallo!" esclamò
il capitano Reynolds, con voce entusiasta. Dal lunotto del casco
si vedeva solo un pezzo di faccia, entusiasta anchessa.
"I like Italy, very much! Mantegna, Piero della
Francesca!" Deformò buffamente i nomi.
"Sono suoi amici?"
chiese Chiara, accarezzando Dark che ronfava sulla sedia accanto.
"Be
"
rispose Fosco, incerto. Il capitano Gordon proseguì:
"I speak Italian, yes.
Noi fortunati a Lowell City! Su Marte no aria terrestrial, eppure
respirare meglio che su Terra! In mio scafandro, quasi purissimo
oxygen! Venite a Lowell City, voi qui dis-i-ntoss-i-care! See you
soon
Arrivederci, presto!" Sorrise agitando le braccia
gonfie e snodate dello scafandro. Lo speaker strombazzò:
"Per la vostra
strepitosa vacanza Su Marte si sposa e si parte, con
visite guidate del capitano Gordon Reynolds, rivolgetevi subito
al nostro indirizzo telematico che vi mostriamo in
"
Blanca emise un sospiro, poi
si alzò. "Be, io scappo". Baciò Chiara su una
guancia e andò a indossare il cappotto antismog.
"Mangiato tutto,
bambolina? Andiamo anche noi," disse Fosco.
° ° °
Fuori era schiarito ancora
un po, segno pensò Fosco che i polmoni
sintetici urbani riuscivano in qualche modo ad assorbire i
veleni. Tuttavia laria restava plumbea: il movimento delle
vetture era molto intenso, e i motori ecologici non riuscivano a
fare di meglio. Si diressero verso la stazione dei pullman a
binario magnetico.
"Il Grande Ventilatore
è lontano, papà?"
"Macchè, in un quarto
dora arriviamo. Tienimi bene la mano, mi raccomando,
perché lì troveremo tanta gente. Ricorda, se ci perdiamo premi
il pulsante del tuo localizzatore, e non ti spostare di un
metro."
Passarono davanti a un
grande schermo murale piazzato in cima a un palazzo, e che
mostrava la composizione dellatmosfera della città
paragonando contemporaneamente i valori in essere con quelli
ideali. I dati in tempo reale erano espressi in una
doppia scala di simboli luminosi su sfondo nero: una in cifre
percentuali e grafici (tutti in continuo aggiornamento),
laltra in cerchietti, di più immediata evidenza.
"Papà" disse
Chiara "io vedo che oggi polvere ha quattro
cerchietti. Perché?"
"Perché cè più
caligine del solito", disse Fosco. Perfino la brillantezza
delle cifre e dei cerchietti, notò, era offuscata.
"E perché cè
più caligine?"
"Perché
perché
siamo in troppi, e non smettiamo un attimo di fare cose che non
dovremmo fare." Si accorse pure che le autorità preposte
dovevano aver nuovamente rettificato i valori ideali,
uniniziativa probabilmente scorretta. Chi verificava queste
cose? Secondo lui, i cerchietti delle polveri avrebbero dovuto
essere addirittura cinque, oggi. E quelli dellamianto tre,
o due e mezzo, ma non due.
Giunsero alla stazione.
"Papà
Poi mi
prendi in braccio? Voglio vedere dai finestrini."
Il pullman magnetico si
avviò. Filava con un sibilo impercettibile da superjet, e con
leggeri ondeggiamenti. Si immerse rapidamente nel sottosuolo
aumentando velocità in modo impressionante, e descrivendo
unamplissima curva. Sbucò allaria aperta pochi
minuti dopo, risalendo fuori città sparato come un missile.
"Sono quelli, gli
alberi?" chiese Chiara guardando fuori. In realtà erano
radi cespugli striminziti, scuri. "Papà, come mai è già
sera?"
Fosco sorrise. "Ma che
dici, scemina. Sono appena le dieci del mattino. E che in
campagna non ci sono i polmoni sintetici della città e
laria è ancora più inquinata. Ma ora vedrai, col Grande
Ventilatore
"
Tirò fuori le mascherine
ecologiche.
° ° °
"Ecco" disse
Fosco. "Questo mi sembra un buon posto per sedere. Ci vedi?
Tieni, anche tu." Allentrata nel locale avevano
ricevuto due paia di occhiali scuri.
"Sì. Papà, non
scordarti il gelato. Sai già quale piace, a me."
"Daccordo."
Ordinò il cono e, al vederlo, il contrasto fra crema e
cioccolato gli fece ricordare il bianconero del tv.
Stavano al chiuso, in mezzo
a una folla imponente ma ordinata. Oltre la grande vetrata
frontale, a tutta parete, la campagna appariva un guazzabuglio di
macchie fumose interrotte da spiragli più chiari. Le poltrone
erano disposte ad anfiteatro. Poco dopo, dagli altoparlanti una
voce chiese silenzio:
"Signori, prego,
attenzione. Vogliamo darvi unanteprima di ciò che può
fare lAtmospherion, il rivoluzionario disinquinatore della
En-plen-air, ormai definito Grande Ventilatore e già
sperimentato con successo in alcune metropoli tra le più
inquinate al mondo. Siete pregati di usare gli occhiali scuri e
restare ai vostri posti
Vi avviseremo quando sarà
possibile uscire allaperto. Pronti? Attenzione."
Nella immensa sala cadde il
silenzio. Si spensero le luci, e nel buio improvviso il bigio
della campagna oltre il vetro si delineò contro il cielo simile
a uno schermo tv acceso su un canale morto. Cresceva un rombo,
sembrava lavvicinarsi di un elicottero. "Signori,
lAtmospherion è in azione."
Succedeva qualcosa, fuori.
Fosco aguzzò la vista. Vortici fumosi salivano come se si stesse
formando una tromba daria. Qualunque cosa fosse il Grande
Ventilatore, aspirava i veleni, e probabilmente li filtrava.
"Hai paura,
piccola?" chiese. Chiara gli si strinse al collo, e
guardando la campagna a occhi sbarrati disse: "No,
papà."
Il vortice era un rumore che
saliva, saliva ancora, cominciava a far vibrare suolo e poltrone.
"Non abbiate alcun timore!" tuonò laltoparlante.
"Ancora pochi minuti
"
Era incredibile cosa
accadeva oltre il vetro. Aria e campagna erano scompigliate,
sferzate, rivoltate come guanti, aspirate. Si udirono rimbombi,
quasi cannonate. Il cielo stava schiarendo sempre più. "Gli
occhiali!", disse Fosco. Diventava insopportabile la
luminosità che entrava ora, meno male che cerano quei
filtri di plastica scura. Molti, nella folla, erano scattati in
piedi e gesticolavano, rumoreggiavano. Qualcuno urlò. Accanto a
loro una donna anziana salì addirittura sulla poltrona: ma
insomma, cosa accadeva fuori?
Un coro improvviso di urla
fece tremare le mura. Laltoparlante esplose: "Potete
uscire
In ordine, prego." Fosco si voltò per chiedere
a Chiara se le piacesse andare a vedere. Ma scoprì che la
bambina cera più.
Imbambolato, si mise in coda
cercando di ascoltare se sua figlia lo chiamava col
localizzatore. La luce pioveva da ogni parte intensa come mai
aveva visto, quasi fosse un giorno del giudizio o della
creazione. Sballottato e un po malconcio, riuscì a
portarsi allaperto.
Si accorse di essere
abbagliato perfino con gli occhiali scuri. Intravide un cielo
strano, sembrava senza nuvole. Non era mai stato così. Il
ciclone era praticamente cessato rivelando un sole nudo che
pareva esplodere, ma in giro non notava danni. Le poche piante
erano intatte, eppure
cera un che di diverso.
Ma cosa? Non riusciva a capire.
Qualcuno lo tirò per la
manica, si girò e finalmente vide Chiara. Era senza occhiali! Le
disse agitato: "Ti fa male, così!"
"Ma papà
è
bellissimo," rispose lei sorridendo felice. "Eccoli,
vedi? Io li conoscevo già, papà, lo sai? Io li ho sognati,
tante volte!" Si chinò verso il terreno.
"Sognato?" Vedeva
i soliti arbusti, erbacce, fiori striminziti. Decise che avrebbe
azzardato anche lui a occhio nudo, e lo fece tenendo sollevati
gli occhiali e sbirciando intorno prudentemente, a palpebre
semichiuse ma con attenzione. Sì, continuava a percepire
qualcosa di inconsueto, ma ancora non era capace di individuare
cosa. "Che vuoi dire, piccola?" insistette.
"Quel signore con la
barba bianca
papà, mi ha chiesto come mi chiamo. Prima
piangeva, poi era tanto contento e mi ha detto: Chiara, guarda
bene le piante, i fiori! E li ho visti, li vedi pure tu, papà?
Questi sono rossi, e gialli, questaltro è blu, lha
detto il signore con la barba, e io li sognavo proprio così! Si
chiamano: colori."
Vittorio Catani
© Vittorio Catani 1998
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vcatan@tin.it
C U R R I C U L U M
VITTORIO CATANI (Lecce, 1940) scrive narrativa e saggistica di fantascienza dai primi anni ’60. Dal 1990 collabora al quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno" con articoli e rubriche concernenti soprattutto futuro e tecnologie, fantascienza.
Nel 1990 ha vinto la prima edizione del Premio Urania col romanzo "Gli universi di Moras", che ha riportato sulla nota collana di Mondadori una firma italiana dopo oltre trent’anni di autori anglosassoni. Ha pubblicato sulle maggiori riviste specializzate (fra cui "Galaxy", "Galassia", "Robot", "Nova Sf"), in alcune antologie collettanee ("Terzo Millennio", 1997, e altre), su quotidiani e periodici (oltre alla "Gazzetta del Mezzogiorno": "L’Unità", "Bit", "L’Eternauta", "Il Secolo d’Italia", etc.) Suoi racconti e saggi sono apparsi in Francia (Denoël), Germania (Heine), ex Cecoslovacchia, Ungheria.
Catani si occupa di fantascienza anche attraverso sceneggiature radiofoniche, trasmissioni radio e tv, spettacoli teatrali, conferenze, laboratori di scrittura nelle scuole. Ha curato rassegne estive di racconti di fantascienza italiani per la "Gazzetta del Mezzogiorno". Per la sua attività ha conseguito numerosi premi.
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